lunedì 22 maggio 2017

Disturbo dell'apprendimento non verbale e difficoltà visuo-spaziali


Esiste un sottogruppo di bambini molto competenti nell'area verbale ma in difficoltà nell'area visuospaziale. Questi bambini possono incontrare difficoltà d'apprendimento e d'adattamento che richiedono particolare attenzione. Ancora oggi, nonostante si sia iniziato a parlare dal 1967 di questo difficoltà ( Johnson e Myklebust 1967), i manuali diagnostici non includono ancora questo disturbo ma la comunità scientifica si sta muovendo in questa direzione.

Quali sono le caratteristiche del disturbo non verbale? 


La comunità scientifica si sta interrogando su quali siano le caratteristiche principali del NDL (Non verbal Learning Disorder). Al momento, Mammarella e Cornoldi hanno individuato 5 criteri principali per identificare  le difficoltà di questi bambini: 

  • Un  profilo basso d'intelligenza visuo-spaziale ed un livello relativamente buono del Quoziente di Intelligenza verbale.
  • Difficoltà visivo-costruttive e della motricità fine;
  • Difficoltà nell'area della matematica anche se vi è una buona abilità di lettura;
  • Una piccola memoria di lavoro spaziale;
  • Difficoltà emotive e sociali, su questo punto attualmente la comunità si sta interrogando se debba essere incluso o meno. Le difficoltà emotive e sociali potrebbero derivare da anni di mancata diagnosi e frustrazione che porterebbero il bambino a ritirarsi lentamente dalle relazioni e a provare ansia/depressione. Questo criterio potrebbe dunque non rivelarsi saliente per una corretta diagnosi.
Le difficoltà di questi bambini vengono viste solo più tardi all'interno della scuola e della famiglia, questo perché vi è maggiore attenzione alle difficoltà linguistiche e si tende a dire che le difficoltà in altri domini "verranno recuperate con il tempo", perdendo così la possibilità d'aiutare precocemente questi bambini e di permettergli di comprendere che queste non sono colpa loro. 

Disturbo dell'apprendimento non verbale a scuola

Le difficoltà che presentano questi bambini di solito non sono focalizzate in un solo compito, come invece possiamo vedere ad esempio la dislessia che presenta difficoltà principalmente nella lettura. Le difficoltà sono osservabili:
  • Nell'aritmetica, nella geometria e nelle scienze. 
  • Difficoltà nel disegno, nella scrittura a mano.
  • Difficoltà nella coordinazione grosso-motoria: scarso equilibrio, goffagine, problemi in palestra o negli sport. 
  • Scarsa abilità nel pianificare, prendere decisioni, organizzare il pensiero, controllare gli impulsi, stabilire priorità. 
  • Difficoltà a individuare la posizione delle cose nello spazio, difficoltà di orientamento, cattiva memoria visiva, cattiva percezione spaziale. 
  • Difficoltà a capire la relazione tra le parti e il tutto, incapacità di avere una visione globale, pensiero rigido e incapacità di generalizzare
Strategie e strumenti
 
La regola d'oro con questi bambini è:  utilizzare sempre la verbalizzazione che rappresenta il loro  punto di forza. Questosignifica trasformare le informazioni non verbali in parole.
In qualunque tipo di attività è essenziale verbalizzare col bambino quello che si sta facendo, suddividere il compito in piccole sequenze e fornire strategie per semplificare il lavoro.

Prendiamo, per esempio, il completamente di un puzzle: l’insegnante aiuterà il bambino verbalizzando le varie operazioni da compiere. “Prima completiamo gli angoli. Cosὶ il compito è più facile. ecc.”

Una buona diagnosi, sopratutto se precoce, è il miglior intervento per aiutare questi bambini. Conoscere il profilo di funzionamento permette di delineare un intervento tagliato a misura sulle sue necessità. Fino ai 7-8 anni è utile ed indicato un intervento psicomotorio, in seguito si consiglia di lavorare sulle abilità visuospaziali, sulle funzioni esecutive con specifici training di potenziamento. Un lavoro precoce aiuta anche a prevenire la comparsa delle difficoltà emotive e sociali. 


 Bibliografia di riferimento: